Perdonare gli altri e se stessi libera la persona e migliora le relazioni, dando spazio alle emozioni e generando nuove opportunità.
Perdonare gli altri per i torti subiti è un’azione che spesso si fatica a porre in essere. Stati d’animo come il rancore, la frustrazione, o emozioni quali rabbia, tristezza e dolore creano una morsa dalla quale non è sempre facile uscire. Si parte dall’idea per cui non si sarebbe mai dovuti essere destinatari di un pregiudizio, rafforzando pensieri negativi sull’altro e sul suo comportamento, rimuginando su quello che è accaduto o su quanto sarebbe stato se l’altra persona avesse agito in modo diverso. Lo step successivo è quello di riportare l’intera cornice a se stessi (“Io non lo avrei mai fatto!”) o a terzi del tutto estranei alla questione o all’episodio (“Sono sicuro che Tizio avrebbe agito diversamente”), allontanando ancor di più la possibilità di perdonare.
Da queste premesse trae innesco un circuito mentale al limite del nevrotico, che punta ad includere giudizi, convinzioni disfunzionali e interpretazioni distorte. Perdonare gli altri è una scelta consapevole e responsabile, che richiede uno specifico processo di considerazioni e azioni. Eppure, quando si ritiene di aver subito un torto, è quasi naturale cadere nella trappola del “Se è successo questo, allora significa che….” e concludere la frase con una distorsione del tipo “non mi ama”, “ha pensato solo a se stesso e non a me”, “non mi potrò mai più fidare”, “lui/lei è fatto in questo modo”, etc.
La visione del quadro si complica in funzione del noto triangolo pensieri-emozioni-azioni, sulla scorta del quale determinate convinzioni disfunzionali si insinuano nella mente e inficiano le reazioni emotive e i comportamenti, contaminando scelte e azioni.
Cosa significa perdonare gli altri.
Perdonare gli altri significa riconoscere che la persona può essere debole e verosimilmente incorrere in errore. Perdonare gli altri è un atto di vero amore, non solo verso la persona che ha sbagliato, ma nei confronti della vita, poiché dona l’opportunità di dare una seconda chance agli altri e soprattutto a se stessi. L’errore esiste nella natura delle cose, sbagliare fa parte dell’essere umano e, per quanto grave sia l’errore, sussiste un nesso tra motivazioni, emozioni e sentimenti che si riversa sulle azioni compiute e va opportunamente valutato. Se si desidera imparare a perdonare gli altri, partire da queste considerazioni è fondamentale.
La cosa peggiore sarebbe cercare un processo logico e spiegazioni razionali a comportamenti che, nella maggior parte dei casi, sono dettati da stati d’animo negativi o dalla volontà, spesso agita in buona fede, di raggiungere determinati obiettivi.
Le persone non sono sempre consapevoli dell’errore che stanno per commettere. E anche quando ne sono coscienti, il turbine emotivo incide sulle scelte compiute, talvolta danneggiando irreversibilmente le relazioni familiari, amicali, sentimentali, sociali o professionali. Perdonare gli altri è l’effetto della comprensione di questi meccanismi e comporta una scelta ben precisa.
Perdonare se stessi: accettarsi per accogliere o farsi accogliere dagli altri.
Perdonare gli altri passa molto spesso attraverso un’azione prioritaria: perdonare se stessi. Perdonare se stessi è la massima espressione della responsabilità, che deriva inevitabilmente da una profonda conoscenza di sé, delle proprie emozioni e delle motivazioni delle scelte effettuate. Chi è giudice con gli altri è in primo luogo giudice impietoso verso se stesso; di conseguenza, per perdonare gli altri occorre rivolgere a se stessi il perdono, ossia un atteggiamento di benevola accoglienza e di accettazione nei riguardi del proprio modo di essere e delle azioni compiute. E’ un meccanismo lineare e connotato da reciprocità, simile a quello che accade in amore. Come amare gli altri senza amare se stessi? Nel perdono è la stessa cosa. Come perdonare gli altri o chiedere perdono agli altri senza perdonare se stessi?
Nelle relazioni si riceve per lo più quello che si dà. E’ vero che una più o meno ampia “fortuna” può determinare uno squilibrio tra dare e ricevere, ma di frequente c’è una corrispondenza tra i due aspetti. Perdonare gli altri vuol dire accogliere, accettare, sospendere il giudizio. Sono tutte azioni che possono essere avviate solo quando è stato avviato un processo di consapevolezza, che parte da se stessi.
Come perdonare gli altri e se stessi.
Per perdonare gli altri e se stessi è necessario adottare alcune strategie di Coaching particolarmente utili:
- Lavorare sulla consapevolezza: fare leva sul “conosci te stesso” di matrice socratica è un punto di partenza imprescindibile. Occorre conoscersi per accettarsi, per accogliere quelle parti di sé meno “produttive” e piacevoli, per imparare a gestirle e mitigarle, attingendo dalle proprie risorse e potenzialità (tra le quali è annoverabile anche il perdono, la capacità di perdonare). La consapevolezza rende liberi perché permette di scegliere con coscienza e volontà.
- Assumere la responsabilità delle proprie azioni: l’errore è il frutto di un’azione, più o meno consapevole. Una volta che si è lavorato sulla consapevolezza, il passaggio successivo è quello relativo alla responsabilità. Addossare agli altri la “colpa” dell’accaduto rischia di diventare un errore ancora più grande di quello che si attribuisce all’esterno. Riappropriarsi della responsabilità è necessario per allontanarsi dall’errore, fare tesoro di quanto accaduto e fare nuove scelte.
- Abbandonare la problematicità del passato: il passato fa parte della vita e gli errori spesso ne costellano l’essenza. Rimuginare sugli errori del passato è castrante se si vuole perdonare gli altri e se stessi, perché impone di tornare su fatti che non è possibile modificare. La migliore soluzione sta nel cambiare il proprio vissuto a livello mentale ed emotivo. Non è possibile cancellare il passato, ma è auspicabile viverlo in modo diverso, attribuendo il giusto peso e il corretto significato agli errori commessi.
- Sospendere il giudizio: il vero nucleo del problema circostante al perdono è il giudizio. Giudicare e giudicarsi è una cattiva abitudine, un modo di fare che si apprende sin da piccoli, all’interno del sistema familiare. Liberarsene richiede un lungo e profondo lavoro su di sé. Coloro che riescono a rendersi consapevoli del giudizio e a sospenderlo si sentono finalmente liberi e imparano a perdonare se stessi e gli altri.
- Ristrutturare convinzioni e dialogo interno: l’ultima strategia concerne la ristrutturazione delle convinzioni disfunzionali rispetto all’obiettivo di perdonare gli altri e se stessi. Trasformare le credenze limitanti riguardo alle persone che hanno deluso le aspettative e migliorare il dialogo con se stessi, smettendola di condannarsi e imparando ad essere più indulgenti, è un buon modo di rimuovere gli ostacoli e proseguire la strada idonea a perdonare gli altri e se stessi.