Sviluppare Resilienza è una scelta particolarmente efficace per affrontare situazioni traumatiche e mantenere la propria integrità dinanzi a pensieri e stati d’animo negativi.
La resilienza è un tema che negli ultimi anni ha suscitato un interesse crescente. Cosa tiene in piedi una persona quando tutto il resto crolla? Qual è l’elemento che fa la differenza nella vita di un individuo che si trova a fronteggiare eventi traumatici, dolore, ostacoli? Sono domande alle quali è complesso rispondere e, francamente, mi rendo conto che fornire un’unica risposta possa sembrare insufficiente. In realtà, si potrebbe rispondere pronunciando una sola parola: resilienza.
Resilienza: cosa significa?
Il termine “resilienza”, tratto dalla metallurgia e riferibile alla capacità di alcuni metalli di modellarsi a seguito di un urto, di resistere alle forze esterne senza rompersi o spezzarsi, è letteralmente trasmigrato nel mondo della crescita personale e dell’auto-aiuto, sino ad approdare ad insegnamenti di profilo più elevato, come il Coaching professionale. Il termine resilienza ha anche un secondo significato, tratto dal verbo “re-salire” che, in senso figurato, trova applicazione nel settore del Coaching: si tratta dell’azione di risalire sulla barca rovesciata, rimettendosi in pista dopo essere stati travolti dal mare in tempesta. Ogni individuo che intende vivere bene la propria vita e gestire in modo efficace gli eventi che la connotano farebbe bene a imparare questa “parola-chiave” e soprattutto i modi per allenare una risorsa dal valore incommensurabile, la resilienza.
A cosa serve la resilienza?
La resilienza serve a non mollare, a restare in piedi quando gli accadimenti sembrano schiacciare, a ritrovare la forza interiore di andare avanti senza arrendersi, magari avviando nuove sfide e progetti. Ci sono individui che hanno subito perdite molto gravi (persone care, affetti importanti), che si sono trovate improvvisamente senza nulla (la casa, ad esempio, ma non solo, se pensiamo ad alcuni sfortunati eventi), che hanno visto i propri sogni svanire, i risparmi di una vita sfumare, la scena del futuro desiderato allontanarsi repentinamente.
Come, da uno scenario a volte così grave, si può riuscire a riprendersi, addirittura a combattere più forti di prima? Ecco, la resilienza serve proprio a questo. E’ la luce che si accende all’improvviso dentro il buio degli eventi sfortunati, la roccia a cui ci si aggrappa per non trovarsi nel mare aperto delle onde che sovrastano. Serve a continuare il percorso di vita anche quando viene a mancare un pilastro che dava sicurezza, ad insistere per vincere anche dopo una o più battaglie perse. Tenendo conto delle dovute differenze e senza sovrapporre piani diversi, è un po’ come quella “rabbia” che sale nel pugile che si rialza dal ring, dopo essere stato messo K.O. più volte.
Vi sono persone che hanno un’innata propensione al cambiamento e una particolare capacità di resistere ad eventi negativi. Sono definite soggetti dal mindset dinamico. Possiedono, insomma, un’elasticità mentale fuori dal comune, tale da renderli vincenti anche nelle cornici di vita più disperate. Eppure la resilienza non è la prerogativa di pochi, anzi tutti la possiedono e il segreto sta nell’imparare ad estrarla e utilizzarla al meglio. La resilienza è la forza più profonda di ognuno di noi, una perla di altissimo valore che viene tenuta nascosta e usata quando se ne sente il bisogno, o meglio quando non si ha altra scelta.
Come allenare la resilienza?
Per allenare la resilienza occorre attingere a strumenti che riguardano tre aspetti fondamentali: la capacità di resistere, la capacità di fronteggiare e la capacità di perseverare.
Resistere: è la capacità di restare in piedi dopo i colpi ricevuti dalla vita. La resilienza è soprattutto resistenza, per cui, proprio come quando andiamo in palestra ad allenare i muscoli, lo stesso sarà utile fare con questa risorsa che ogni persona possiede. Ci si allena alla resistenza scomponendola in parti più piccole.
In primo luogo, la resilienza può essere allenata sviluppando intelligenza emotiva. Saper gestire emozioni come dolore, rabbia, paura (quelle che più di frequente devastano le persone colpite da eventi negativi e situazioni difficili) è un dono di raro valore, per cui la scelta più intelligente ed efficace è quella di ascoltarsi in modo attento, di conoscersi a fondo e di accogliere tutte le emozioni, letteralmente “attraversandole”, senza scansarle o evitarle, ma facendo spazio dentro di sé per le stesse, certi che si trasformeranno in qualcosa di diverso, in energia utile a cambiare ed evolvere.
In secondo luogo, la resilienza può essere migliorata, in termini di capacità di resistenza, allontanando i pensieri negativi. Curare il modo di dirigere la propria mente è un’azione di sicuro successo per chi ha la necessità di uscire da un periodo buio della propria vita. Nel Coaching vi sono metodi volti a dissipare il circuito dei pensieri negativi, a migliorare il dialogo interno e a scardinare credenze disfunzionali che limitano la possibilità di tornare ad essere felici.
Infine, resistere significa anche accettare il cambiamento. Io lo chiamo “il clic del cervello”: è il momento in cui ci si rende conto, all’esito di un profondo lavoro di consapevolezza, che fare “muro contro muro” con un cambiamento inevitabile è una scelta sciocca, totalmente improduttiva. Accettare il cambiamento, soprattutto quando non si possono cambiare fatti avvenuti, è la scelta migliore per avviarsi verso un nuovo pezzo di strada, magari pieno di dubbi nella fase iniziale, ma destinato a consolidarsi in nuovi capitoli di vita.
Fronteggiare: non è sufficiente resistere agli urti della vita. Occorre anche rialzarsi e combattere. La capacità di fronteggiare gli eventi negativi della propria esistenza è una componente centrale della resilienza e ne costituisce il cuore pulsante. Ritengo che questo “pezzo di resilienza” vada collocato su due pilastri irrinunciabili: la mentalità dinamica (mindset) da un lato, la motivazione dall’altro.
La mentalità dinamica è una forma mentis particolare, basata sulla convinzione che la vita non sia incentrata su eventi dovuti al destino, al caso o alla sfortuna, ma debba essere orientata al cambiamento di quello che è avvenuto in modo indipendente dalle proprie scelte, ad assumere il controllo di una situazione dolorosa, difficoltosa o addirittura drammatica piuttosto che farsi sovrastare e far definire tutta la propria esistenza dalla stessa. Sviluppare una mentalità dinamica è uno degli obiettivi conseguibili con un programma di Coaching che mette in campo strategie idonee ad eliminare convinzioni limitanti e ad allenare la mente ad avviare nuovi circuiti di pensiero.
La motivazione è l’altro grande baluardo della resilienza vista come capacità di fronteggiare gli eventi negativi. Ritrovare un motivo per agire, un elemento di valore interno che spinga a reagire all’urto e nel contempo ad agire per riprendersi e fare nuove scelte, è di fondamentale importanza. Dopo ogni “stop” della vita, occorre un momento in cui fermarsi e ricentrarsi su di sé (questa fase è soddisfatta dalla resilienza-resistenza), poi (proprio come nel processo di Caoching) occorre passare ad una fase operativa, concreta, attiva. E’ in questo momento che interviene la resilienza-fronteggiamento. Dopo un fallimento, la fine di una relazione importante, o nei casi più gravi una perdita, tutto sembra finito per sempre, ma così non è. Ed è sorprendente osservare come persone apparentemente fragili diventino indistruttibili e attingano nuova linfa vitale proprio dalle “ceneri” di un evento doloroso. Ad una forza si contrappone un’altra forza di maggiore intensità; tutto il carburante tratto dalle emozioni che hanno animato le vicende vissute viene devoluto a un piano d’azione coerente con nuovi obiettivi di vita.
Perseverare: la fase di azione legata alla resilienza necessita di un ulteriore alleato, la perseveranza. Agire non è sufficiente, è necessario continuare, non arrendersi mai, proseguire senza distrarsi nel perseguimento di un obiettivo. La perseveranza è una potenzialità dall’enorme valore intrinseco. Si tratta della capacità di raggiungere obiettivi nonostante la presenza di ostacoli, difficoltà e scoraggiamenti. La persona che persevera continua nonostante tutto, sebbene le circostanze gli forniscano varie occasioni per abbandonare. Esercitare questa potenzialità è un’azione utile a chi ha bisogno di venir fuori da una situazione difficile impegnando la mente e le energie verso nuove mete. Tuttavia, anche chi non ha la perseveranza tra le potenzialità più forti, potrà allenarsi attraverso il miglioramento dell’autoefficacia, ovvero la convinzione interiore di riuscire. Essa diventa l’ancora di salvezza per molte persone, che traggono fiducia dal guardare alle esperienze passate che le hanno viste coinvolte in scenari carichi di ostacoli, a loro volta superati e tali da condurre verso nuove esperienze spesso particolarmente gratificanti. Procedere lungo il cammino, apprezzando e celebrando i piccoli obiettivi intermedi raggiunti, è uno dei modi per allenare l’autoefficacia e trarre ulteriore motivazione ad andare avanti.