Chi è Fritz Perls: Biografia dello Psicoterapeuta tedesco che fu uno dei modelli di riferimento per i padri della PNL
Chi è Fritz Perls? Chi ha letto qualche articolo che illustri cos’è la PNL e quali sono le sue origini sicuramente si sarà imbattuto nel suo nome.
Fritz Perls, nato Friedrich Salomon Perls, è stato uno Psichiatra, uno Psicanalista e uno Psicoterapeuta nato in Germania, a Berlino, nel 1893 e morto a Chicago, per problemi cardiaci, nel 1970. I più lo conoscono come fondatore, insieme alla moglie Laura Perls e a Paul Goodman, della Gestalt Therapy.
Scelse di studiare Medicina e, pur avendo deciso di unirsi all’Esercito durante la Prima Guerra Mondiale, riuscì a diplomarsi e a specializzarsi in Psichiatria. Ebbe modo di lavorare accanto a Kurt Goldstein con i soldati cerebrolesi, ma, nonostante il suo interesse per la Medicina che lo aveva portato a prediligere questa materia a scapito della Giurisprudenza, Fritz Perls si sentiva attratto dalla Psicoanalisi.
Dopo la salita di Hitler al potere, per via delle sue origini ebraiche, decise di migrare con la moglie e la figlia prima nei Paesi Bassi e poi in Sud Africa, dove fondò un Istituto di Formazione Psicoanalitica. Proprio in Sud Africa, dove si era arruolato nell’Esercito prestando servizio come Psichiatra con il grado di Capitano, Perls pubblicò il suo primo libro, a cui contribuì sua moglie: Ego, Hunger and Aggression.
Dopo poco più di dieci anni di permanenza, Fritz Perls e la moglie si trasferirono prima a New York, poi a Montreal e infine a Manhattan dove scrisse, in collaborazione con Paul Goodman e Ralph Hefferline, Gestalt Therapy. Sempre a Manhattan, Perls fondò con sua moglie il primo Gestalt Institute. In questo periodo tenne numerosi seminari, in particolare presso l’Esalen Institute, in California, di cui divenne associato e presso il quale costruì casa. Qui visse fino a un anno prima della sua morte, legata a un’insufficienza cardiaca dopo un intervento chirurgico.
Fritz Perls: La vita, le passioni e il lavoro
Fritz Perls, nella sua vita, coltivò numerose passioni. Ad esempio, quella per l’arte, grazie a sua madre. Inoltre coltivò il teatro per tutta la vita, merito della conoscenza con Max Reinhardt, regista teatrale.
Il suo nome, che in questa sede ci interessa fare per conoscere una delle figure che ispirarono le fondamenta della PNL, per molti richiama subito alla mente la Terapia della Gestalt, e a buon motivo.
Senza dilungarsi su un discorso sicuramente ampio e complesso, vediamo brevemente come approdò alla Psicologia, diventando fondatore di uno dei suoi ambiti più conosciuti.
Specializzatosi in Neuropsichiatria, Fritz Perls decise di approfondire la Psicoanalisi che tanto lo aveva affascinato e che aveva conosciuto di persona, decidendo lui stesso di entrare in Psicoanalisi a causa delle ragioni che lo costrinsero a rimpatriare da un primo viaggio a New York. In Germania Perls ebbe modo di iniziare la sua carriera come analista e di stringere varie conoscenze che ispirarono e alimentarono il suo lavoro, in particolare quella con Wilhelm Reich.
Tutte queste esperienze, insieme alla collaborazione della moglie, portarono alla nascita del suo secondo libro, dedicato proprio alla Gestalt. A quest’opera contribuì il poeta Paul Goodman, che diede al testo una forma letteraria.
La Terapia della Gestalt, in breve, si può definire come una corrente che pone l’accento in particolare sul modo in cui gli individui sperimentano la loro realtà anziché sui fatti vissuti, pertanto sul modo in cui l’individuo percepisce quanto gli capita piuttosto che su quanto gli capita.
L’opera omonima rappresenta un caposaldo per chiunque voglia conoscere e approfondire questo ambito della Psicologia.
Chi è Fritz Perls e come si collega alla PNL
Chi conosce la PNL ha sicuramente sentito nominare, tra gli studiosi che rappresentarono il punto di riferimento degli studi di Richard Bandler e John Grinder, Fritz Perls.
In particolare Bandler, che aveva assistito a sessioni di Perls e le aveva trascritte al fine di individuare gli schemi linguistici dello Psicoterapeuta tedesco e di poterli replicare insieme ai movimenti del corpo e ai comportamenti, trovava interessante e di ispirazione tanto il suo metodo quanto la terapia gestaltiana.
Bandler invitò Grinder a unirsi ai suoi gruppi di terapia, poiché, pur riuscendo a riprodurre i risultati del suo modello, non riusciva a comprendere come fosse possibile. Pertanto aveva bisogno di qualcuno che codificasse quanto era in grado di fare al fine di trasferirlo ad altri.
Si tratta del cuore della PNL, del modellamento per la precisione. Di lì a poco, infatti, sarebbe nata la Programmazione Neuro Linguistica.
Fritz Perls: Le opere
Conoscere chi è Fritz Perls vuol dire anche passare in rassegna la sua bibliografia. Perls scrisse diverse opere, alcune da solo e altre in collaborazione con la moglie e con altri studiosi, buona parte delle quali sono diventate capisaldi per chi voglia accostarsi alla Terapia della Gestalt.
Vediamo quali sono riportandone sia il titolo originale sia quello nella traduzione in italiano:
- Ego, Hunger and Aggression: the Beginning of Gestalt Therapy, 1942.
L’Io, la fame, l’aggressività: l’opera di uno psicoanalista eretico che vide in anticipo i limiti fondamentali dell’opera di Freud, traduzione di Mario Polito e Maria Clelia Fabris, edito da Franco Angeli, Milano 1995.
- Gestalt Therapy: Excitement and Growth in the Human Personality, 1951, scritto con Ralph E. Hefferline e Paul Goodman.
La terapia della Gestalt: Eccitamento e accrescimento nella personalità umana, traduzione di Jean Sanders e Fernando Liuzzi, edito da Astrolabio, Roma 1971 e 1997, nella nuova edizione dal titolo La terapia della Gestalt: Vitalità e accrescimento nella personalità umana.
- Gestalt Therapy Verbatim, 1969.
La terapia gestaltica: Parola per parola, traduzione di Bernardo Draghi, Astrolabio, Roma 1980 e Fabbri, Milano 2007.
- In and Out the Garbage Pail, 1969.
Qui e ora: Psicoterapia autobiografica, traduzione di L. Sabri, Sovera, Roma 1991.
- The Gestalt Approach and Eye Witness to Therapy, 1973.
L’approccio alla Gestalt e Testimone oculare della terapia, traduzione di Jean Sanders, Astrolabio, Roma 1977.